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A volte non tornano: 5 suggerimenti al (mio) ristoratore!

20 Settembre 2012 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing - Vendita e Forza vendita

Il lavoro mi costringe a trasferte anche di diversi giorni e mangiare al ristorante è per me diventata cosa abituale.

Dopo tanti anni ed esperienze diverse devo dire di non essere mai stato in un ristorante che mi abbia soddisfatto sotto tutti i punti di vista.

L’andare “a mangiare fuori” ha, per me, un significato particolare; un senso che si esplicita attraverso alcuni punti che vado ad elencare.

  1. Essere riconosciuto come persona. Vorrei essere guardato negli occhi, vedere in chi mi sta di fronte il sorriso e il piacere che prova nel servirmi.
  2. Ascoltare la proposta di pietanze. Non amo i menù, mi annoiano. Inoltre, trovarmi dopo una giornata di lavoro davanti alla decisione della scelta del cibo accentua in me la stanchezza. Avere qualcuno che si prenda cura di me facilitando la scelta e magari proponendomi ogni volta qualcosa di diverso, specie se sono cliente abituale, mi fa sentire in un luogo dove non sono solo uno che paga il conto alla fine del pasto.
  3. Mangiare cose buone, di qualità. Mi piacerebbe che chi si propone di sfamarmi tendesse a soddisfare il mio palato piuttosto che la sua esigenza di vuotare frigorifero. E fosse consapevole dell’importanza del fatto che alimentarsi può rappresentare un’esperienza piacevole, non una semplice alternativa a una flebo.
  4. Se sono con un ospite, evitare di togliere il piatto alla persona che per prima termina la pietanza. Per la verità, è la sola solerzia che trovo in tutti i ristoranti. Questa orribile pratica genera un momento di distacco fra i due commensali: uno dei due tenderà ad affrettarsi per terminare, rischiando di perdere interesse per la conversazione, mentre l’altro si trasformerà in uno spettatore. Ve lo immaginate l’effetto in un pranzo di lavoro?
  5. Chiedere, al termine, se sono soddisfatto. Certo, il generico “tutto bene?” non te lo nega nessuno, ma quello che trovo davvero sconfortante è la mancanza di interesse reale per la risposta, accolta in taluni casi anche con risentimento o polemica.

Per concludere, una raccomandazione ai ristoratori che hanno la fortuna, della quale non sempre sono consapevoli, di ospitare persone che tornano con una certa regolarità: meglio evitare di trattare il cliente come un soprammobile, da piazzare in un angolo e dimenticare, certi del fatto che non si lamenterà.

Perché a volte non torna.

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Commenti
Lorenzo 25 Settembre 2012 0:00

da Nicola trovi tutti e cinque i tuoi punti http://www.ferrelliamilano.it

Rossella 25 Settembre 2012 0:00

Questa estate sono andata a mangiare al ristorante LOVE di Porto Cervo e sono stata soddisfatta sotto tutti i punti di vista soprattutto quelli evidenziati da te. Sono veramente bravi.

AM 26 Settembre 2012 0:00

Conosco Ferrelli, non LOVE.
Grazie dei consigli.
A presto leggervi,
Arduino

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