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Umile, ti preferisco umile!

19 Settembre 2012 | di Arduino Mancini Anti-curriculum, Colloquio di selezione, Lavoro

Non di rado mi è richiesto di redigere o verificare il profilo di un ruolo che il Cliente deve ricoprire all’interno dell’organizzazione.

L’umiltà rappresenta uno fra i requisiti più richiesti.

Perché mai, mi sono chiesto?

Sono andato allora a scartabellare, un po’ in rete un po’ sui cari vecchi dizionari cartacei, per arrivare alla radice del significato dell’aggettivo o sostantivo “umile”.

Umile Significato ed Etimologia

Umile deriva dal latino humĭlis, a sua volta derivato da humus (terra), e sta a indicare il concetto di qualcosa o qualcuno “poco elevato da terra”, basso.

Sinonimo di modesto, indica una persona non nobile soprattutto come origine e stato economico-sociale.

Un’organizzazione che considera l’umiltà un valore per la persona in organico non può che lavorare per renderla umile, cioé umiliarla “fare in modo che inchini il capo di fronte a qualcuno in segno di rispetto: che provi un sentimento di umiliazione, pentimento, vergogna”.

Il richiamo all’umiltà sembra ratificare la ricerca non di qualcuno in grado di dare un contributo al miglioramento delle prestazioni ma di una persona che non rappresenti una minaccia per l’assetto organizzativo esistente: ne sono consapevoli i manager?

Sorprendente? Si, in un primo momento.

Meno se penso che l’aggettivo “umile” richiama il concetto di bassa statura e che le persone che occupano posizioni di comando nelle organizzazioni sono generalmente più alte della media.

Un caso? Bah…

Tu cosa ne pensi?

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Commenti
Ivano 25 Settembre 2012 0:00

Arduino, forse il problema sta proprio nella definizione dell’umiltà. Umile non è chi pensa poco di se stesso, ma chi pensa poco a se stesso. E in questa definizione ritroviamo le inclinazioni al lavoro di squadra oppure alla collaborazione con i clienti, sicuramente ottime qualità in un dipendente.
Se consideriamo che l’opposto di umile potrebbe essere arrogante, o presuntuoso, allora potrebbe starci la propensione di alcune organizzazioni per le personalità sottomesse.
Ma la verità, come sempre, è nel mezzo, o meglio nell’equilibrio: è l’assertività: né passivi, né aggressivi.
Troveremo un giorno, negli annunci, la richiesta di questa qualità?

    AM 26 Settembre 2012 0:00

    Ciao Ivano,
    alla tua interpretazione, che apprezzo e che si richiama al concezione zen dell’umiltà, dobbiamo fare attenzione al significato diffuso. Il richiamo all’umiltà troppo spesso si abbina all’invito a non alzare la testa, a non nuocere. Avrai notato anche che nel post ho evitato qualunque riferimento alla religione, dove il premio agli umili avviene troppo spesso quando le gioe terrene saranno esaurite.
    Al richiamo all’umiltà preferisco quello alla competenza e alla responsabilità.
    Grazie del commento e a presto leggerti.
    Arduino

Paola G - Comunica 25 Settembre 2012 0:00

Ciao Arduino, il quesito che poni è di grande attualità. Oltre ad essere completamente d’accordo con il commento qui sopra di Ivano, vorrei aggiungere che la caratteristica dell’umiltà può essere intesa anche, come dici tu, come humus in cui seminare, da rendere fertile e da far diventare rigoglioso nei temi che interessano all’azienda (o cliente che sia). Meglio scrivere su una tabula rasa (vergine) che aspetta di svolgere la sua funzione in qualsiasi direzione, che attende solo di essere riempita di contenuti. In questo caso il cliente si riserverebbe già da subito la prerogativa di riempire la tabula rasa di contenuto di un unico genere, quello di cui tratta l’azienda del cliente. Niente bias, né pregiudizi di precedenti esperienze possono in questo modo avvelenare il rapporto che così si instaura.

    AM 26 Settembre 2012 0:00

    Ciao Paola,
    credo di aver risposto alla tua domanda almeno in parte rispondendo a Ivano.
    Mi piace l’atteggiamento positivo ma non possiamo e soprattutto non dobbiamo ingorare il significato diffuso, che è quello che alla fine conferisce un significato riconosciuto alle cose.
    Grazie e a presto leggerti.
    Arduino

antonella 28 Settembre 2012 0:00

caro Arduino, penso che troppo spesso il concetto di umiltà non sia inteso da tutti nella giusta accezione, o nell’equa definizione della sua valenza.
Spesso mi trovo nella situazione di considerarmi per prima “umile”, e con la massima disponibilità ad ascoltare gli altri ed a voler collaborare senza pregiudizi, sperando in un obiettivo comune e condiviso. Ritengo poi di esserlo soprattutto nel rispetto di tutti e pur nella considerazione che anche io però ho da offrire qualcosa in termini di esperienza, capacità, ecc. ma spesso “vedo” con rammarico che questa mia (umiltà) viene “letta” come una delle condizioni negative che tu richiami e che ti vorrebbero far sentire “piccolo piccolo”.
Proprio nella mia amministrazione è tuttora molto difficile esser apprezzati per la propria “umiltà”! infatti vanno per la maggiore personaggi altezzosi ed arroganti, che più dimostrano disprezzo per i colleghi e soprattutto per i collaboratori, più fanno carriera e più sono apprezzati, anche economicamente, da una classe politica che si professa di sinistra e ci tiene a rimarcare la sua “differenza”… e questo mi spiace ancora di più se penso che dovremmo esser in grado di poter bene lavorare per poter offrire un miglior servizio al cittadino che ci sta a guardare e soprattutto è fonte della nostra remunerazione! ma mai perder la speranza e la motivazione a cambiare in meglio il sistema, in cui anche noi possiamo, se vogliamo, esser parte dell’ingranaggio!
ciao, grazie per l’attenzione, antonella

    AM 28 Settembre 2012 0:00

    Cara Antonella,
    il concetto di umiltà ci affascina, e i commenti che arrivano lo testimoniano.
    La redenzione degli umili in qualche modo ci attrare, come premio futuro che taluni ci lasciano volentieri per appropriarsi di ciò che può essere ottenuto nel presente.
    All’umiltà ti auguro di sostituire la consapevolezza dei tuoi punti di forza e dei punti debolezza: questa, la consapevolezza, è il vero supremo valore.
    Forza.
    A presto leggerti,
    Arduino

Alessandro 5 Gennaio 2013 0:00

Arduino, abbiamo già affrontato insieme il concetto di umiltà..
Non posso che concordare con Antonella nel significato del termine umile, ovvero la predisposizione ad ascoltare gli altri senza pregiudizi, nel quale mi riconosco molto. Tuttavia il concetto si trasforma in atteggiamento e spesso viene letto nella sua accezione negativa.
Probabilmente anche solo cambiare il termina con cui si descrive un certo atteggiamento, passare da “umiltà” a “consapevolezza” influenza l’atteggiamento stesso..
Sull’influenza che un termine che definisce un atteggiamento può avere sul comportamento stesso, c’è chi ci ha scommesso la “carriera”..
Quindi non umiltà ma consapevolezza. Dei propri limiti, e delle proprie risorse. Bhè, già un bel passo avanti.

AM 7 Gennaio 2013 0:00

@Alessandro.
Buon inizio. Lascerei anche perdere la distinzione fra negativo e positivo e focalizzerei l’attenzione sugli effetti.
Su quello che accade, tenendo conto che tutte le v olte che decidiamo che una cosa sta o di qua o di là perdiamo pezzi, anche importanti.
A presto leggerti anche qui.
Arduino

Mirko Calegari 23 Settembre 2024 14:43

Ciao Arduino,
Nel significato della parola sei stato impeccabile e concordo con quello che hai scritto, sull’altezza un po’ meno ( Berlusconi non mi sembrava una stanga eppure..). Detto ciò credo che il mondo a cui appartengo non sia degli “umili ” perchè, troppo competitivo e pieno di responsabilità . Concludo con una frase di Crepet, i limiti sono fatti per essere superati , certo come dice Alessandro prima devo conoscerli.

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