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Cari Fausto e Renato, perché?

3 Settembre 2013 | di Arduino Mancini Gioco d'azzardo e lotterie - Pubblicità e marketing

Da qualche mese Fausto Leali e Renato Pozzetto impazzano sulle TV nazionali con spot pubblicitari mandati in onda da società che acquistano oro usato.

Ho riportato qui due spot.

Mentre Fausto Leali si limita a dire che il negozio è anche sotto casa sua (perché si sa, i negozi che aprono sotto casa sua sono per definizione ottimi negozi …) e a fornire indicazioni circa il loro riconoscimento, Renato Pozzetto recita il ruolo del padre che vive in una casa molto bella e che vende “quattro cianfrusaglie” in oro o argento per acquistare il televisore o andare in crociera con il figlio.

Gli spot vanno osservati tenendo conto del fatto che gli operatori che acquistano oro sono cresciuti rapidamente con il perdurare di una crisi economica che continua a colpire le fasce più deboli della popolazione: secondo il rapporto Eurispes 2013 almeno un italiano su quattro avrebbe fatto ricorso a questi negozi per raggranellare un po’ di soldi per andare avanti.

E, da quanto ci dice Pozzetto, il target principale è di sesso maschile.

Ora mi faccio alcune domande:

  • che cosa spinge due artisti come  Fausto Leali e Renato Pozzetto a fare una pubblicità per operatori che traggono profitto dallo stato di bisogno, se non addirittura dall’indigenza, di tante persone?
  • Sono consapevoli del fatto che essere testimonial di uno spot significa farsi garanti della qualità di ciò che reclamizzano e che, con la loro presenza in TV, spingono le persone a comportamenti che potrebbero essere contrari ai propri interessi?
  • Sono consapevoli delle responsabilità che si assumono?
  • Oppure si trovano anche loro nella condizione di raggranellare un po’ di denaro per andare avanti?

A queste domande non so rispondere e mi farebbe piacere se volessi aiutarmi a pensarci su.

Ciò che mi sento di dire, riprendendo Taleb, a due persone non più nel fiore degli anni (e non certo all’apice della loro vita professionale) è che una carriera non può essere definita di successo se non alla sua conclusione, perché anche un solo evento negativo può condizionarla in modo determinante.

Mi auguro, per loro, che almeno di questo siano consapevoli.

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Commenti
Lorenzo 3 Settembre 2013 0:00

non conosco nessun profitto (lecito) che non origini da uno stato di bisogno.

Se preferisco vendere il mio oro, significa che sto meglio con i soldi che ricavo che con l’oro nel cassetto e non credo che se sbaglio questa scelta si possa attribuire responsabilità a Pozzetto&Leali che mi indicano a quale negozio vendere.

Certo è un segno molto tangibile della “decrescita” che alcuni hanno tanto desiderato, ma credo di essere ottimista se dico che ne vedremo di ben peggiori!

Enrico 3 Settembre 2013 0:00

Arduino,
di solito non commento direttamente i ‘post’ altrui. Però mi sembra che Lorenzo esageri un po’.
Chi fa profitto vendendomi un CD di Mahler (o di Santino Rocchetti) non mi coglie in ‘stato di bisogno’ (che dire della crisi di astinenza da Aerosmith?).
L’oro poi è equivalso a moneta per millenni (la convertibiltà dollaro oro è cessata, se non sbalglio, a metà del secolo scorso). Oggi semplicemente c’è più competizione in quel commercio. Giusto dire che Pozzetto e Leali non c’entrano col fenomeno, a parte forse il fatto che coltivino hobby costosi (per Pozzetto le auto d’epoca, per Leali non so).
La carriera comunque si giudica nel suo complesso, sia per un artista che per uno sportivo o un professionista. Non sono tutti Marciano, ci sono molti Benvenuti e qualche Nino La Rocca.
Invece sulla ‘decrescita’ starei più accorto: è una parola che si sente nominare tanto spesso, anche a sproposito. Direi che merita qualche considerazione aggiuntiva. Forse anche un (ennesimo) decalogo.

Saluti

Enrico

Roberto 4 Settembre 2013 0:00

penso che la motivazione sia sempre la fame di denaro: pochi vip che prestano la loro faccia/voce alla pubblicità sembrano interessarsi alla qualità (o addirittura legalità) del prodotto che reclamizzano.

Nel caso dei compro oro poi stiamo parlando quasi di truffe legalizzate: al di là della ricettazione (come evidenziato in un servizio delle Iene), al di là dell’abuso del reverse change per non pagare l’IVA sull’oro “rottame”, questi signori sfruttano la situazione di crisi economica di chi cerca di arrivare in qualche modo a fine mese comprando a prezzi notevolmente più bassi della quotazione di mercato.

E’ vero che nessuno obbliga le persone a servirsi dei compro oro, ma se tu vai da un meccanico (per esempio) è questo ti spilla un sacco di soldi per un lavoro banale cosa fai, lo consigli agli amici o dici a tutti di evitarlo?

se dovete vendere oro fatelo prima quotare da un gioielliere e poi andate da un banco metalli

Cristian 11 Settembre 2013 0:00

La quarta che hai detto, Arduino…

Triste, ma è così.

A presto

Cristian

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