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26° Stratagemma – Chiudere la porta per acchiappare il ladro

17 Dicembre 2013 | di Arduino Mancini Impara I 36 stratagemmi

i 36 stratagemmiTi sei chiesto dove fossi finito in questi giorni?

La risposta è: a scrivere il commento a questo interessantissimo stratagemma, che sono certo catturerà la tua attenzione.

 

Spiegazione

Lo stratagemma consiste nel rendere inoffensivo un “ladro”, cioè una persona che, se inseguita, potrebbe combattere fino all’ultimo tendendo trappole e mettendo a rischio la sicurezza di un numero di persone anche molto elevato; infatti il ladro, sentendosi minacciato, combatterà fino allo stremo per procurarsi una via di fuga e, inseguendolo a lungo, il rischio di cadere in una sua imboscata è concreto: insomma, un uomo disperato basta a terrorizzarne mille.

Per neutralizzare il ladro è perciò necessario “chiudere la porta”, in modo che egli sia separato dalle altre persone e non possa nuocere.

Approfondimento

Con il termine “soldati-ladri”, nell’antichità si indicavano i reparti di guerriglia, dai movimenti astuti, gli assalti improvvisi, le apparizioni irregolari.

Questi soldati erano estremamente mobili, non lasciavano tracce da seguire, si ritiravano all’approssimarsi del nemico avvalendosi anche di azioni di disturbo, attaccavano improvvisamente alla prima occasione propizia, assalivano al nemico impreparato; pur essendo poco numerosi, erano dotati di grande capacità distruttiva.

Con questo stratagemma, si procede all’accerchiamento completo del nemico, senza il minimo varco nella rete, e alla sua distruzione.

Esso ha perciò ha il significato opposto di allentare la presa per stringerla; infatti, allentare la presa non significa “lasciare libera la tigre”, bensì concederle respiro per impedirle di “saltare rabbioso al di là dal muro”, di ingaggiare il contrattacco con la forza della disperazione. In questo caso, invece, il fine è la distruzione del nemico.

Va interpretato anche il significato di distruzione, che può essere inteso anche come “mettere l’avversario nella condizione di non nuocere”; infatti, quando il ladro è persona dappoco, messo alle strette potrebbe comunque smettere di combattere. Egli, in ogni caso, va circondato e separato da ciò che gli permette di ottenere vantaggio: appunto, chiudendo la porta.

Ma come chiudere la porta?

Come creare l’occasione propizia per far cadere il ladro in trappola, senza darsi a un rischioso inseguimento?

La soluzione sta nell’analizzare e controllare attentamente la situazione e le mosse dell’avversario, creando una situazione propizia per chiudere la porta: magari prevedendo un attacco e prepararsi a rispondere con successo, oppure creare una “sacca” da chiudere dopo che il ladro vi è caduto dentro.

Vedremo fra poco un esempio interessante.

Commento

Il tipico “ladro” che troviamo nelle organizzazioni è quello che si procura vantaggi di varia natura (economici, esposizione verso il top management, altri di natura psicologica) sfruttando e proteggendo la conoscenza di argomenti specifici che ha costruito nel tempo: sono persone che occupano posizioni che permettono l’accesso a “pezzi di conoscenza” di una qualche importanza e che fanno del lo so ma non te lo dico il loro credo.

L’esperienza dimostra che persone del genere, nel tempo, sono destinate alla sconfitta. Per poche, semplici ragioni:

  • sono. in genere, poco propensi ad adattarsi al cambiamento;
  • tendono ad esibire la loro conoscenza, condizionando ad essa almeno parte del comportamento dell’organizzazione;
  • l’organizzazione progressivamente li isola e non permette loro né di fare manutenzione alla conoscenza acquisita né di costruire alleanze trasversali;
  • isolati, sono condannati a vedere deperire ciò che sanno e inesorabilmente ridimensionato il loro posto nell’organizzazione.

Come comportarsi con il “ladro di conoscenza”? È sufficiente aspettare che il tempo passi?

Anche se i tempi di obsolescenza della conoscenza sono sempre più brevi e la strategia dell’attesa non è da scartare apriori, può rendersi necessario agire per catturare il ladro e costringerlo senza indugio a condividere la conoscenza della quale è in possesso.

Le fasi dell’azione possono essere, orientativamente, quelle di seguito descritte:

  • progettare la “sacca” nella quale attirare il ladro, che sarà chiusa per la cattura;
  • creare le condizioni per attirarlo nella sacca senza che egli sia motivato alla fuga o alla difesa, perché la difesa potrebbe generare conflitti dall’esito non prevedibile (specie se il ladro è riuscito a procurarsi alleanze nei piani alti, cosa che di frequente accade). In sostanza, la sacca deve essere ben camuffata o, meglio, invisibile;
  • l’azione di isolamento deve essere rapida, e avvenire dopo aver distribuito nell’organizzazione almeno parte della conoscenza della quale il ladro è in possesso.

Come progettare la sacca? Difficile esaurire qui il tema. Tuttavia posso raccontarti un caso nel quale ho visto disinnescare un ladro che era riuscito a tenere per sé parte importante della conoscenza strategica di un’impresa.

Ecco il caso.

Il ladro era a capo di un gruppo di 6 persone e governava un processo produttivo, e tecnologia sottostante, che generava per l’impresa circa il 20% del fatturato; egli era riuscito, in alcuni anni, a diventare l’unico depositario della conoscenza gestendo sempre personalmente i punti chiave.

I capo, timoroso che il ladro si desse alla guerriglia, aveva sempre accettato la situazione e garantito un riguardoso trattamento.

I collaboratori, dal canto loro, mal sopportavano la situazione; tuttavia, il ladro riusciva a tutto sommato a controllarli facendo avere loro alcuni vantaggi.

Le cose cambiarono quando in azienda arrivò un nuovo direttore generale, il quale non impiegò molto tempo a capire che l’azienda era fortemente dipendente dal ladro e che, qualora egli fosse per qualche ragione venuto a mancare, la probabilità di perdere una fetta importante di fatturato era concreta.

Egli allora progettò una “sacca” interessante.

Poiché il rischio di obsolescenza della tecnologia in questione era lento ma inevitabile, egli decise di dare vita a un gruppo di lavoro con lo scopo di individuare nuove soluzioni tecnologiche simili a quelle esistenti, capaci però di aprire anche nuovi ambiti di applicazione: e mercati.

Il direttore generale affidò al ladro la guida del gruppo e gli assegnò anche due persone in più affinché la gestione ordinaria non ne soffrisse.

Il nuovo incarico piacque molto al ladro, il quale vide quella come un’opportunità per entrare nelle grazie del direttore generale e rafforzare sia la sua conoscenza sia la sua posizione.

Ma quello che il ladro non aveva capito era che, nella gestione del nuovo progetto, egli non avrebbe potuto evitare di condividere la conoscenza di cui era in possesso con le due persone assegnate, le quali avevano le caratteristiche giuste per catturarle.

Dopo tre mesi la sacca si chiuse, con il ladro dentro.

Dopo la presentazione dei risultati del gruppo di lavoro, peraltro poco brillanti, il direttore generale fece organizzare alcuni training specifici, che distribuirono la conoscenza specifica alle persone dell’organizzazione interessate.

Vuoi conoscere la sorte del ladro?

Ci mise un po’ a capire ciò che era successo e perse molta della sua arroganza: il direttore generale lo lasciò al suo posto, lasciandogli gestire l’obsolescenza della tecnologia che tanto strenuamente aveva difeso, senza offrirgli altre opportunità.

Cosa ne pensi, di questo stratagemma?

Hai esperienza di ladri di conoscenza? E come li hai affrontati?

Vai alla recensione del libro I 36 stratagemmi.

Clicca qui per leggere  gli stratagemmi fin qui commentati.

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