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Dimmi quanto guadagni e ti dirò che sei

31 Marzo 2014 | di Arduino Mancini Retribuzioni

minaccia dimissioni 480

Il taglio di spesa previsto dal governo Renzi per rilanciare l’economia non sta risparmiando le retribuzioni di manager in posizione di vertice nelle aziende pubbliche.

Sono interessate le aziende non quotate, ma anche in quelle quotate il ministero dell’economia sembra deciso a far sentire il suo peso di azionista: insomma, tagli non inferiori al 25%.

A che cosa sarebbero parametrate le nuove retribuzioni?

Secondo la stampa il punto di riferimento sarebbe lo stipendio del primo presidente della corte di cassazione: € 311000 circa lordi.

Le reazioni?

L’unico a reagire pubblicamente e con grande energia è stato l’ing. Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, con interessanti osservazioni che sintetizzo di seguito:

  • Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire (…) per poter fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e dove c’è del rischio ogni giorno da dover prendere.
  • Io prendo 850mila euro l’anno, il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezzo tanti.
  • Lo Stato può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager andrà via.
  • Alla domanda “Quindi lei, nel caso, è pronto a trovarsi un’altra occupazione?” la risposta è netta: “Certo, non c’è dubbio”.

L’ing. Moretti sembra non aver tenuto conto di alcuni punti:

  • le sue affermazioni non sono piaciute a gran parte dell’opinione pubblica. Protestare per un taglio di stipendio quando si incassano oltre € 800.000 all’anno e la crisi “morde” ha il sapore dello sberleffo;
  • difficile evitare una replica quale quella del ministro Lupi: “Credo che se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore”. Replica che rende problematico un negoziato successivo e che lascia trasparire la tentazione di catturare facile consenso popolare…
  • le trattative circa la retribuzione non si fanno sui media.

Se i tre punti che ho citato hanno un senso, perché l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato ha pubblicamente sfidato il governo?

Non conosco l’ing. Moretti e ho raccolto un po’ di informazioni sul suo conto per cercare di capire le ragioni che possono averlo spinto a dichiarazioni pubbliche a mio parere sorprendenti.

Faccio alcune ipotesi:

  1. L’ing. Moretti tiene molto alle relazioni, nazionali e internazionali. Egli infatti tiene per sé l’interim della Direzione Centrale Affari Internazionali e Istituzionali, è vicepresidente dell’ Union internationale des chemins de fer e ricopre posizioni di responsabilità in 16 altre diverse organizzazioni (ma come fa?…). Come giustificare il fatto di non essere riuscito a evitare un taglio di stipendio tanto penalizzante per la sua immagine? La reazione era doverosa…;
  2. l’ing. Moretti non vede di buon occhio il fatto di guadagnare meno del suo omologo tedesco, al quale evidentemente non si sente inferiore, e questo deve innervosirlo non poco. Ora addirittura si prospetta un taglio. No, è troppo…;
  3. l’ing. Moretti è certo che le dimissioni sue e dei manager a lui vicini penalizzerebbero alquanto l’azienda che gestisce, e pensa che questa sua opinione sia condivisa da chi deve valutare il suo operato. Insomma, egli sembra identificarsi con il binario sul quale corrono sicuri tutti i nostri treni. Mi auguro che abbia ragione, perché questo significherebbe che le ferrovie italiane sono ben gestire (anche se, da utente, le prove mi sfuggono…);
  4. L’ing. Moretti ha da tempo delle proposte che sistematicamente rifiuta; anzi, ne ha proprio una nel cassetto in questo momento.

Quante di queste ipotesti sono plausibili? Tutte? Nessuna?

Non lo so, ma vedremo presto quali carte lo hanno spinto a una mossa tanto azzardata.

Capiremo anche se la reazione dell’ing. Moretti  non sia stata solo la reazione “di pancia”, come a me è sembrata, da parte di chi è abituato a legare in modo indissolubile il valore di una persona alla sua retribuzione, e che per questo ha visto minacciata la sua immagine.

Per il momento posso dire due cose:

  • chi ha uno stipendio che conta 5 cifre o più deve almeno un po’ di rispetto a chi fatica a mettere il piatto in tavola;
  • nella mia esperienza i manager davvero bravi non minacciano le dimissioni: le danno. E non le ritirano.

Non trovi?

 

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Commenti
Michele 1 Aprile 2014 0:00

TROVO, TROVO…..

Cristian 2 Aprile 2014 0:00

Vuoi vedere che è la volta buona che ci liberiamo della vecchia guardia ed assumiamo qualche ragazzo con voglia di fare e non di scaldare la sedia o di pontificare da un piedistallo d’oro????
Che vadano sul mercato privato, questi facoltosi professionisti e che si confrontino finalmente con I loro risultati…

A presto

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