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Il lato, poco confortevole, della conoscenza

Procuste

Oggivorrei fare con te una riflessione su un passo di Edmund Wilson.

Leggiamolo insieme.

Ogni nostra attività intellettuale, in qualunque campo si svolga, è un tentativo di dare un senso alle nostre esperienze – vale a dire, renderla vita più abitabile, perché ci è più facile sopravvivere e muoverci fra le cose che comprendiamo.

Accade che proprio il tentativo di dare il senso alla vita e, come dice l’autore, “renderla più abitabile”, ci porti a vivere senza mettere in discussione ciò che abbiamo imparato, proprio questo perché rende il nostro quotidiano “confortevole”; di conseguenza prestiamo poca attenzione ai cambiamenti che intervengono nell’ambiente circostante e che rendono la conoscenza acquisita progressivamente meno utile.

Come uscirne?

Forse la chiave potremmo trovarla nell’imparare a vivere in modo meno confortevole, considerando l’esperienza e il sapere conquistato come un bene prezioso, del quale tuttavia verificare in modo sistematico l’efficacia.

Questo ci eviterebbe di distenderci sul letto di Procuste, “stirando” la conoscenza della quale siamo in possesso fino a considerarla l’unica esistente e “amputando” quella che preme per entrare nella nostra testa, ritenendola del tutto inutile.

Cosa ne pensi?

 

Il brano è tratto dall’opera “L’interpretazione storica della letteratura” di Edmund Wilson.

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Commenti
Fabrizio 13 Febbraio 2015 0:00

Carissimo Arduino, ti saluto e ti ringrazio per gli spunti di riflessione che sempre ci proponi. A mio avviso l’autore descrive perfettamente la posizione della cultura illuministica, secondo la quale esiste tutto ciò che è misurabile, tutto ciò che è quantificabile. Son d’accordo con te quando scrivi che in questo modo si “vuole dare un senso alla vita”, quindi si tende a ridurre tutto a quello che già si conosce. Ma come faccio a dimostrare che mia mamma mi vuole bene, come posso fidarmi della persona che mi sta vicino? A queste domande non si sa dare risposta. Si pongono dei limiti immensi per la conoscenza della realtà, dovuti al pregiudizio e alla non disponibilità vera a conoscere e ad imparare. Concordo anche quando parli dell’importanza dell’esperienza: soltanto facendo esperienza si capisce la realtà, chi siamo e dove andiamo.
Un abbraccio

AM 17 Febbraio 2015 0:00

Caro Fabrizio,
il tuo commento mi ha fatto pensare a lungo; alla fine ho deciso di non aggiungere altro, se non il ringraziamento per un commento che aiuta a comprendere il senso del mio pensiero in modo ancor più cristallino di quanto io abbia saputo fare.
Grazie e a presto leggerti.
Arduino

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