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Attento a non farti tirare per la giacca

Comunicazione, media e pubblico... bovino!

15 Maggio 2015 | di Arduino Mancini Pensare criticamente

Il dibattito circa lo stato dell’economia italiana mi offre l’opportunità di fare una riflessione su cosa possano pensare politici, sindacalisti e media del pubblico al quale si rivolgono.

Nei giorni scorsi sono stati resi noti i dati relativi al PIL Italiano (Prodotto Interno Lordo: se l’Italia fosse un’impresa parleremmo del suo fatturato).

La crescita tendenziale nel primo trimestre 2015 (cioé rispetto allo stesso trimestre del 2014) è stata dello 0,3% e la proiezione su base annua parla di un PIL invariato per la prima volta dopo troppi anni.

Dati buoni o cattivi?

Le previsioni degli analisti economici davano una crescita tendenziale del PIL dello 0,2% e una diminuzione su base annua pari a -0,2%: quindi una buona notizia.

Come sono stati accolti questi dati?

Con entusiasmo da parte del Governo, che vede nella nuova situazione una conferma della bontà degli interventi messi in atto nei 18 mesi di lavoro; con scetticismo e addirittura con insinuazione di comunicazione di dati falsi da parte dell’ISTAT da parte di sindacati e opposizioni.

Cerchiamo di comprenderne le ragioni.

Il governo canta vittoria, sostiene che il risultato debba essere ascritto ai provvedimenti emanati, Jobs Act in primis, anche se va registrata la cautela del Ministro dell’Economia Padoan.

Sindacato e opposizioni mostrano diffidenza nei confronti dei dati dell’ISTAT, paventando addirittura l’idea che siano falsi, e parlano di un paese ancora in piena crisi; evidentemente il permanere del paese in una situazione di difficoltà rappresenta un fattore positivo per la loro strategia di contrasto all’azione di governo.

Come stanno le cose?

Non sono certo un economista e ti racconterò di seguito l’idea che mi sono fatto raccogliendo le informazioni sui media:

  • il Jobs Act, noto soprattutto per la sostanziale cancellazione dell’articolo 18, è in vigore da troppo poco tempo per misurarne gli effetti sull’occupazione reale;
  • ciò che del Jobs Act stiamo registrando è la conversione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato. Un fattore certamente positivo soprattutto per via di tutela della maternità, delle malattie e previdenziali;
  • probabile che gran parte della crescita del PIL sia dovuto alla politica monetaria della Banca Centrale Europea, che con il fiume di denaro di cui sta inondando i mercati frena la diminuzione dei prezzi, favorisce la svalutazione dell’euro e quindi le esportazioni (il mercato Italia è sostanzialmente fermo);
  • il risultato dell’Italia in termini di crescita tendenziale del PIL è positivo e superiore alle attese (0,3% verso una crescita prevista dello 0,2%), ma ciò che pochi media hanno comunicato è che la crescita tendenziale in Francia è stata dello 0,6% e in Spagna dello 0,9%. L’ipotesi che l’Italia sia salita su un carro che comincia a marciare ma che non sia fra coloro che trainano non è da scartare.

A questo punto la domanda sorge spontanea: perché un’analisi di questo tipo non ci è proposta né dalle parti in causa (cioé governo, sindacato e opposizioni) né dai media?

Faccio alcune ipotesi, che non necessariamente si escludono a vicenda:

  • Governo, opposizioni e sindacato cercano di “ancorare” la nostra attenzione solo su aspetti della situazione che ritengono utili a valorizzare la loro posizione, ritenendoci incapaci di un’analisi della situazione complessa che non può prevedere buoni da una parte e cattivi dall’altra;
  • i media, quando anche in grado di produrre analisi articolate (cosa per niente scontata), tendono a semplificare i messaggi tralasciando aspetti fondamentali nella valutazione dello scenario;
  • noi troppo spesso ci facciamo condurre e orientare come il parco buoi che viene rimesso nel recinto, giustificando gli atteggiamenti descritti.

Come se ne esce?

Come spesso accade, molto sta nelle nostre scelte: dobbiamo imparare ad esercitare pensiero critico, prendendo consapevolezza che difficilmente il torto e la ragione stanno da una parte sola.

Insomma, dobbiamo accettare l’appagante fatica di comprendere la complessità e costruire la nostra autonomia di pensiero.

Cosa ne pensi?

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Commenti
nicola 25 Agosto 2015 0:00

condivido l’analisi e le ipotesi che sono state chiaramente presentate, ed osservo che quanto più fondate a mio parere risultano essere , tanto più risulta giustificata la diffidenza del cittadino nei confronti dei nostri referenti (governo, sindacati, ecc..). Siamo in balia di quello che vogliono raccontarci..!!! siamo sballottati in una realtà che pare vediamo solo noi..!! si può crescere in questa maniera o siamo destinati solo a vedercela da soli..??? con questi dubbi io ritengo si possa vivere solo alla giornata … scegliendo con oculatezza ogni situazione e adeguandola alla propria capacità e voglia… tralasciando il mondo che ci circonda…. male o bene lo vedremo ma al momento non mi pare resti molto altro da fare…!!!!

Stefano Marchetto 31 Agosto 2015 0:00

I dati percentuali pubblicati potrebbero essere veri, ma come detto vengono nascosti altri aspetti e numeri che porterebbero a pensare il contrario di una certa situazione descritta “positiva” con questo governo.
La mia domanda è:
Ma il governo italiano è consapevole di questi e “altri” dati oppure anch’esso è all’oscuro da alcune informazioni e che quindi tende a sorridere lo stesso per non far ancor di più arrabbiare gli Italiani?

AM 1 Settembre 2015 0:00

La manipolazione delle stratistiche è pratica vecchia come il mondo: avete letto questo libro?
https://www.tibicon.net/libri/mentire-con-le-statistiche
Grazie del commento e a presto leggervi.
Arduino

Stefano Marchetto 1 Settembre 2015 0:00

Quindi la manipolazione delle statistiche come nella politica può benissimo essere esercitata anche nel mondo del lavoro se uno vuole.

E’ così?

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