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L’inutile pianto alla fine degli Europei di Calcio 2016

12 Luglio 2016 | di Arduino Mancini Sport

Europei calcio 2016

Sono tornato a vedere qualche partita di calcio.

Erano diversi anni che non mi cimentavo nell’impresa e quest’anno mi sono lasciato tentare prima dalla finale tutta spagnola in Champions League, giocata a Milano fra Real Madrid e Atletico Madrid, poi da alcune partite del campionato Europeo di Calcio 2016, che si è giocato in Francia.

Con quale risultato?

Una noia mortale.

Che altro puoi provare se in 90 minuti un tiro indirizzato verso la porta avversaria (non necessariamente nello specchio, bada bene…) ha il carattere dell’evento? Cosa puoi pensare quando vedi due squadre arrancare stancamente nei tempi supplementari per giocarsela tutta ai rigori?

Ma non è tutto. Ecco alcune altre considerazioni:

  • Il pubblico è sempre più di bocca buona: paga per assistere a spettacoli troppo spesso scadenti senza protestare. Per quale ragione? Probabilmente l’identificazione con persone che possono fare fortuna senza troppa fatica è premiante rispetto al divertimento. Oppure, ciò che importa davvero è fare qualcosa insieme agli altri: gioire, soffrire e. perché no?, annoiarsi;
  • Fare il commentatore di una partita di calcio ha qualcosa di eroico: il tentativo di descrivere gare soporifere mantenendo viva l’attenzione di uno spettatore assopito davanti alla TV è molto, molto coraggioso;
  • I calciatori delle squadre più blasonate sono arrivati alla competizione in condizioni fisiche pietose: stanchi per una stagione molto lunga, dicono alcuni, nella quale ciascuno può aver giocato 40 gare all’anno (i Club più prestigiosi ne giocano circa 50) e aver percorso mediamente 10-12 chilometri per partita (ma si allenano abbastanza?);
  • Gli interessi dei Club sovrastano quelli delle rappresentative nazionali, che sono ormai gruppi messi insieme in qualche modo, senza dare loro il tempo di diventare squadra.

Che dire della Nazionale Italiana?

Dobbiamo innanzitutto osservare che nei Club italiani i calciatori di casa hanno una posizione di secondo piano, come dimostrano gare di campionato nelle quali gli unici in campo con passaporto italiano sono nel team arbitrale; in assenza di vivai è alquanto improbabile che fioriscano di calciatori di livello adeguato: e il livello non può essere distante da quello che abbiamo visto in campo.

Perché, nonostante il modesto spettacolo offerto, la Nazionale ha suscitato tanto entusiasmo?

Credo che la ragione sia da ricercare nel piacere di vedere altri italiani lavorare insieme e impegnarsi a fondo per raggiungere un traguardo, supplendo alle carenze tecniche con il gioco di squadra; cosa piuttosto rara, da noi, e che ci piacerebbe vedere più spesso.

Antonio Conte ha dimostrato di essere coach capace di mettere insieme un gruppo consapevole dei propri limiti e determinato a superarli con volontà e coesione.

Certo, avrei preferito non assistere al suo pianto al termine della gara persa ai rigori con la Germania: perché mi aspetto che almeno lui abbia ben chiaro che non puoi vincere se non indirizzi la palla verso la porta avversaria.

Non credi?

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