Gli Americani si sono accorti che si può essere completamente concentrati solo su una cosa alla volta: essere un tutto unico con la cosa che fai, ci spiega Thich Nhat Hanh in Il miracolo della presenza mentale.
Perché se sei in riunione e ti si chiede di parteciparvi con tutte le tue facoltà difficilmente puoi dare un buon contributo se ti metti a rispondere alle e-mail che ti si scaricano incessantemente su Outlook.
E allora è probabile che alla prima domanda la tua espressione assomigli a quella nella foto.
Ma a prendere le contromisure gli Americani ci mettono poco: nei meeting, da oggi, si va senza laptop.
La notizia ha fatto il giro dei quotidiani qualche mese fa e sembra proprio che Google, Yahoo, Microsoft per citare alcuni nomi, ormai abbiano imboccato la strada (nuova? o vecchia?) senza pentimenti.
Dopo essersi dotati di ogni sorta di strumenti per accrescere la produttività le aziende cominciano a realizzare che oltre un certo limite non c’é più governo del pensiero.
E noi? Noi niente.
La notizia ci ha sfiorato e l’abbiamo scacciata come una mosca fastidiosa.
“Non ho problemi a gestire tutte le informazioni in entrata”, mi ha detto un giovane e brillante manager di recente, “conosco persone che si sono laureate ascoltando musica, leggendo le e-mail e studiando nello stesso tempo”. Complimenti a loro.
Ma anche noi. in Italia, abbiamo una speranza.
Fra 2-5 anni
Allora, forse, potremo pensare a telefoni spenti durante le riunioni, a “finestre” nelle quali gestire l’emergenza, a capi che vedono nei collaboratori qualcosa di diverso dal terminale delle loro ansie.
Ancora una volta diremo, grazie America.
Bellissimo post.
Condivido quanto scrivi, anzi lo stampo in PDF e lo aggiungo al mio materiale di supporto per le attività di coaching.
Non so se te ne sei accorto, ma ultimamente c’è parecchia gente (tra cui il sottoscritto) che è tornato ad essere “analogico” pur non disdegnando la tecnologia come supporto necessario al lavoro.