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Le basi del pensiero critico

9 Marzo 2012 | di Arduino Mancini Pensiero del mattino

Da oggi vorrei cominciare un percorso per aiutare i lettori, e me stesso, nella comprensione del significato del pensiero critico e nel suo sviluppo.

Nel glossario di tibicon ho definito il pensiero critico come quel “complesso di conoscenze e competenze che sostiene il processo di valutazione del significato autentico delle argomentazioni ascoltate, finalizzato a stabilire se quelle argomentazioni sono credibili e convincenti”.

Proprio quello che serve a non farsi prendere per il naso e valutare cose, persone e situazioni alla luce dei fatti.

Semplice a dirsi, meno a farsi; vediamo perché.

Nella mia esperienza il pensiero critico poggia su un ascolto che presenta 3 irrinunciabili caratteristiche:

  • ascoltare il messaggio (comunicazione verbale, non verbale, atteggiamento, ecc.) della persona che abbiamo di fronte, accogliendolo ed evitando accuratamente di formulare giudizi sulla base del nostro sistema di valori;
  • comprendere il significato che il messaggio assume per l’interlocutore, alla luce del suo sistema di valori;
  • tenere conto dello stato emotivo che caratterizza la comunicazione, che può influenzare in modo sostanziale la percezione delle cose.

Pensi di farcela?

Io credo di sì, a patto che tu sappia affrontare le situazioni come quelle che vado a descrivere in modo non troppo distante da quello ipotizzato:

  • guidi su una statale e un’auto ti sorpassa a velocità nettamente superiore a quella consentita sfiorando la tua vettura; superato lo spavento, ti viene da pensare che forse aveva molta fretta;
  • il tuo capo ti ha appena fatto un mega cazziatone a tuo avviso ingiustificato; tu continui a guardarlo senza rancore per comprendere se c’è dell’altro, qualcosa che ti è sfuggito o altro che lo turba;
  • ascolti in TV l’intervista a un uomo politico indagato per aver sottratto alla comunità somme cospicue: nonostante le prove schiaccianti pensi che la legge deve fare il suo corso e che tutti siamo innocenti fino a prova contraria.

Cosa ne dici?

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Commenti
Ilaria 14 Marzo 2012 0:00

Forse posso farcela visto che sono pienamente d’accordo sull’esempio del polito e quasi pienamente sul cazziatone ma, assolutamente no sulla vettura in sorpasso. Posso anche pensare che aveva fretta ma, non lo giustifico. Credo che bisognerebbe imparare non solo a non farsi condizionare il pensiero ma anche il sistema di vita; oggi si è presi da una frenesia inutile e dannosa. Hai fretta ma chi va piano va sano e va lontano, insomma meglio arrivare tardi che non arrivare mai.

    RicoFede 23 Luglio 2013 0:00

    Penso l’esatto opposto.
    1) L’automobilista potrebbe avere un buon motivo per correre a forte velocità. Magari gli han telefonato dalla scuola che il figlio si è fatto male o che la madre anziana e sola si è sentita male…

    2) Il mio capo mi fa un cazziatone ingiustificato? Non è all’altezza della situazione!! A mio avviso se si arriva a ricoprire certi ruoli si deve avere la capacità di non farsi trasportare dalle emozioni ma analizzare con calma la situazione prima di cazziare a vanvera! Considererei il fatto che se i cazziatoni ingiustificati si ripetono il “capo” perde di autorità! Quando i tuoi sottoposti si chiedono che aria tira e/o come hai la luna per capire se possono venire a parlarti o sottoporti delle questioni vuol dire che il tuo ruolo è solo più formale ma non sostanziale!

    3) Un indagato, per definizione, probabilmente ha qualche scheletro nell’armadio! Ma resto convinto che si sia innocenti fino a prova contraria o, in Italia, fino a quando il reato cadrà in prescrizione!

Roberto 14 Marzo 2012 0:00

Credo (o meglio spero) di essere capace di farcela ad ascoltare in maniera aperta, ossia “disattivando” nella circostanza le mie convinzioni, facendo quindi valere per tutti il beneficio del dubbio.

Ma non credo che si debba poi accettare passivamente qualunque cosa: è vero che ognuno ha il suo sistema di valori, ma una quota di questo fa anche parte del più generale sistema dei valori condivisi. Se quindi il comportamento di una persona ignora questa parte comune, non ritengo lo si debba accettare.

Per cui si deve ascoltare, certamente comprendere e considerare anche il contesto, ma ciò non esime dal valutare specie in presenza di comportamenti che impattano su valori condivisi.

Con riferimento agli esempi non accetterei quindi il comportamento dell’automobilista (le regole non si violano laddove il farlo mette a rischio gli altri), né quello del politico (chi amministra dovrebbe riconoscere valore al giudizio della collettività, indipendentemente da quello della legge). Accoglierei invece con serenità il cazziatone del capo (benché personalmente non condivida questi metodi), cercando innanzitutto di capire se non nasconda altro, visto che è palesemente ingiustificato; e qualora si rivelasse soltanto un errore glielo farei tranquillamente notare.

Stefano Marchetto 31 Agosto 2015 0:00

Ciao,
1) si certo potrebbe avere molta fretta e penso a cosa possa essergli successo di così grave o importante per rischiare la patente e la vita, oppure che voglia solo farsi vedere, quindi un pazzo.

2) un cazziatone ingiustificato mi porta a pensare che il mio capo abbia qualcosa di suo da difendere alla base di qualcosa che lo intimorisce.

3) ascoltando l’intervista in TV in questo caso mi porta a pensare che la legge si comporterà in alcuni punti come gli farà comodo e penso inoltre che il politico non sia l’unico colpevole, ma che attorno a lui potrebbero pagare molte altre persone e che il politico stesso sia il Damone di una partita a Dama.

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