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9° Stratagemma – Prendere in prestito un cadavere per richiamarne l’anima

19 Maggio 2011 | di Arduino Mancini Impara I 36 stratagemmi

La spiegazione

Ciò che è di qualche utilità non può essere ottenuto facilmente; ciò che non è di alcuna utilità, può essere invece chiesto e ottenuto facilmente. Lo stratagemma invita a trovare ciò che non è di alcuna utilità e usarlo a proprio vantaggio.

L’espressione indica la capacità, in condizioni di perdita dell’iniziativa o di posizione perdente, di utilizzare tutti i fattori disponibili per capovolgere le sorti della guerra, passare dalla difensiva all’offensiva e portare a compimento il piano di battaglia prestabilito.

Lo stratagemma si fonda sul «non agire»: avvalersi del «cadavere altrui» non è che il mezzo per «richiamarne l’anima», ovvero l’iniziativa attiva.

Il comandante intelligente, che conserva le idee chiare anche nella sconfitta e analizza e valuta la situazione con freddezza, riuscirà certamente a trovare un «cadavere altrui», cioè tutti i mezzi e le occasioni utilizzabili per riprendere l’iniziativa e trasformare la sconfitta in vittoria.

La storia

Il 5 febbraio 1951, il 2° battaglione del corpo d’armata cinese in Corea ricevette l’ordine di difendere a oltranza una testa di ponte sulla riva meridionale del fiume Han, ovvero l’altura n° 584 sul fianco sud dello Aengjabong.

In 5 giorni e 5 notti di cruenta battaglia, i cinesi misero fuori combattimento oltre mille nemici: successivamente, a causa della scarsità di munizioni e dell’alto numero di morti e feriti, persero la postazione. Alle 8 circa del 10 febbraio un battaglione dell’esercito americano occupava l’altura.

D’improvviso scese una fitta nebbia tale da non consentire la vista a 10 metri: era un’occasione straordinariamente favorevole per nascondersi e entrare in contatto con il nemico.

Il comandante cinese fece l’analisi seguente: il nemico ha appena occupato l’altura, starà esultando per la vittoria, si sentirà sicuro di sé, non starà troppo in guardia: bisogna profittarne per organizzare subito il contrattacco.

Alle 8 e 30, il 2° battaglione, con appena ventisei soldati ancora in grado di combattere, travestiti con divise americane, profittò del nebbione per dividersi in due squadre e aggredì l’altura sui fianchi. La squadra d’assalto di destra raggiunse fulmineamente un punto a un centinaio di metri dal nemico, scoprì
che era occupato con il rancio, senza la minima precauzione. Allora balzò ad appena cinque metri dal nemico e aprì il fuoco, seminando il caos.

Nel frattempo, la squadra d’assalto di sinistra irrompeva anch’essa del tutto inaspettata nel campo nemico.

Gli americani, che ignoravano la consistenza delle squadre d’assalto cinesi, fuggirono disordinatamente.

L’intero combattimento non prese che una decina di minuti, durante i quali i nemici persero oltre trenta uomini e l’altura.

È un esempio di contrattacco riuscito in condizioni di inferiorità numerica e disparità di forze.

Il commento

In termini organizzativi lo stratagemma è adottabile tutte le volte che l’avversario (o l’organizzazione) non attribuisce valore a una situazione, o a un bene di cui ha il controllo: impossessarsene per poi trarne vantaggio diventa relativamente facile.

Accade sempre più spesso che le organizzazioni debbano arrangiarsi con quello che c’è, poiché il ricorso all’assunzione di nuovo personale ha un costo che il budget non consente di affrontare.

Accade anche più spesso che sia possibile individuare persone trascurate (ce ne sono sempre, credetemi) e adatte a ricoprire ruoli anche critici.

Diventa allora relativamente semplice superare le difficoltà ricollocando personale affidando loro responsabilità nuove.

Da manager ho adottato questo stratagemma in caso di limitatezza di risorse affidando responsabilità anche critiche a persone “dimenticate”.

Nel 1991, da poco nominato sales manager, chiesi di poter arruolare un nuovo venditore: la direzione generale rispose negativamente.

Si propose allora il responsabile delle telecomunicazioni, disposto a occupare una posizione gerarchicamente meno rilevante pur di fare esperienza nella vendita.

La forte motivazione della persona mi convinse a rischiare.

Sia il suo capo sia la direzione del personale accolsero la proposta con una buona dose di scetticismo: tuttavia riuscii a farmi “dare in prestito il cadavere” perché l’aspirante venditore aveva nel tempi costruito un piccolo gruppo che avrebbe potuto esprimere a breve un nuovo responsabile.

Di quel cadavere entrambi “richiamammo l’anima” perché il nuovo venditore portò subito buoni risultati: nel tempo prese anche responsabilità di gestione di altri venditori.

Lo stratagemma assume particolare significato e valore quando qualcuno vuole togliere la legna sotto il vostro calderone.

Vai alla recensione del libro I 36 stratagemmi.

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Commenti
Michele D'Urzo 19 Maggio 2011 0:00

Mai come nella storia citata it termine “Fog of War” (casualità, aleatorietà degli eventi in battaglia) fu più appropriato!
Un mio ex-capo (ma, soprattutto, maestro) mi passò un concetto simile dicendomi: “Michele, se non abbiamo disposizione i purosangue, facciamo correre gli asini”. A volte funziona.
E si badi, chi lo ha detto era stato ufficiale di Complemento nell’Artiglieria di Montagna, quindi aveva il massimo rispetto per gli asini!

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