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La bellezza ci distruggerà, secondo Vittorino Andreoli

6 Luglio 2012 | di Arduino Mancini La tua formazione - Pubblicità e marketing

Oggi voglio parlarvi dell’ultimo libro di Vittorino Andreoli: L’uomo di superficie, il titolo.

Su tibiconvideo, il canale di tibicon su YouTube, puoi trovare alcuni brevi filmati (qui ti presento il primo, seguono gli altri) che ho girato nello scorso aprile quando lo psichiatra ha presentato il libro presso il Club La Meridiana, a Casinalbo.

Vediamo brevemente i contenuti del libro.

Lo psichiatra sostiene che siamo in un importante e pericoloso momento di transizione della nostra civiltà, nella quale la bellezza rischia di distruggere il mondo.

Dall’emergenza parsimoniosa e crudele della guerra, dove tutta la sua famiglia sedeva intorno al piatto in cui campeggiava un’unica grande aringa annegata nell’olio, al boom economico, in cui il dilagare del benessere ha condotto in fretta all’eccesso, alla saturazione, all’inutile; è il momento in cui l’unico idolo sembra essere la bellezza, l’apparire come fine: siamo “persone di superficie” appiattite sulla nostra pelle, senza radici e senza futuro.

Andreoli non dà giudizi, non offre ricette e non ha certezze; egli guarda le cose con la consapevolezza della sua e nostra fragilità, l’unica meravigliosa forza su cui, secondo lui, possiamo e dobbiamo contare per risorgere.

Cosa dire della posizione assunta dallo psichiatra sul tema della bellezza?

Ho già parlato del tema dell’apparenza come valore nell’articolo in cui io commentato la pubblicità di Nivea for men, e sono nel complesso d’accordo sull’analisi del momento che viviamo, specie dopo aver letto le statistiche che vedono la chirurgia estetica in grande crescita (con la Cina a superare Stati Uniti e Brasile).

L’intervista della quale vi presento i video ripercorre i contenuti del libro attraverso un pessimismo latente sul destino dell’uomo che non condivido, convinto come sono che saremo capaci di ritornare a una più sobria accettazione di sé e del tempo che passa: tuttavia la tesi dello psichiatra è affascinante e offre numerosi e interessanti spunti di riflessione.

Egli ha tessuto l’elogio delle sue folte sopracciglia, simpaticamente ironizzando sul fatto che oggi potrebbero servire sei mesi per “disboscarle”; aggiungo che la sua capigliatura, per quanto appaia poco curata, sembra essere la stessa in foto scattate anche a molti anni di distanza.

Poiché gli faccio credito di conoscere la differenza fra accettazione della “non bellezza” e trascuratezza (egli, peraltro, indossa puntualmente l’abito e la cravatta nelle apparizioni televisive e in pubblico), un dubbio mi assale.

Ma non è che per caso il professor Andreoli abbia fatto della “non bellezza” uno strumento di marketing?

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Commenti
Claudia 6 Luglio 2012 0:00

Da “gradevole attempata signora ” quale sono, posso affermare che la bellezza e’ un contenitore di “qualcosa” che: o c’e’ , o non c’e’ ..ma anche la bruttezza alla fine e’ un contenitore allo stesso modo.
I brutti vincono sulle lunghe distanze, nel senso che lo sfiorire
della bellezza e’ sempre triste, mentre il maturare di alcuni brutti non peggiora le cose.
In varie epoche si e’ sentito il bisogno del culto del bello , anche verso la fine dell’800 ci fu un periodo cosi’ ..
Oggi non siamo votati alla bellezza, ma al protagonismo, secondo me .
Il Marketing si percepisce molto bene in questo personaggio .
Volutamente lo chiamo personaggio , in quanto spesso lo vedo in posti non consoni alla sua professione che a mio parere e’ una delle piu difficili, umane e autodistruttive esistenti.
Io penso che il Prof. Andreoli abbia semplicemente scelto di cambiare il suo lavoro da psichiatra , in opinionista o esperto e scrittore.
…il discorso sta prendendo una piega troppo seriosa..
-pausa-
..Era peggio se da scrittore avesse voluto fare lo psichiatra….
:o)
Saluti

AM 9 Luglio 2012 0:00

Cara Claudia,
interessanti i tuoi spunti di riflessione.
Il fatto che i brutti possano prevalere alla distanza è una tesi che merita più di un pensiero.
Condivido la posizione da te assunta sul professor Andreoli come “prodotto” e faccio a me stesso, a te e agli altri lettori una domanda: come può una persona presumibilmente molto impegnata scrivere 39 libri in 33 anni (nel ’79 il primo, ma ancora più impressionante pensare che il secondo lo scrive nel 1991: quindi 38 libri in 21 anni!)?
Scrivere un libro costa: pensiero, energie, tempo.
Se penso alla fatica che ho fatto a scrivere in questi libri e paper mantenendo adeguato ritmo di lavoro rabbrividisco: ma forse sono solo un comune mortale.
Persone come Vittorino Andreoli e Raffaele Morelli non possono che essere di una caratura superiore…
Grazie e presto leggerti.
Arduino

Bancona 13 Luglio 2012 0:00

il prof. Vittorino Andreoli ha scritto il secondo libro lo stesso anno del caso Pietro Maso.
non so se prima è uscito il libro e poi c’è stato il massacro o viceversa.
in ogni caso, Vittorino Andreoli è Vittorino Andreoli anche – o proprio – per essere stato/essersi legato all’analisi di quel caso in occasione delle discussioni sul suo secondo libro.

Quando si dice che le occasioni capitano a chi le sa cogliere… [e noi ancora qui a chiederci se faccia mktg di se stesso!?]

[non sono un’estimatrice di V.A., per carità, però bisogna rendere merito al suo protagonismo puntuale e alla sua analisi della società… cosa molto più in linea con un sociologo, che con uno psichiatra… ma chi ha il coraggio di dirglielo!?]

per inciso, andare in spiaggia e vedere uomini (ragazzi?!) più depilati di me non gioca a favore dell’idea di una società NON basata sull’effimero, sulla bellezza, sulla superficialità.
[però io a quei ragazzi non ho parlato, per cui magari mi sbaglio perché sono profondi, riflessivi – e non per uno specchio – e molto preparati e competenti nel loro lavoro]

Bancona 13 Luglio 2012 0:00

[o forse non hanno un lavoro per cui si perdono via con la pinzetta a togliere i peli superflui.. mah! chi può dirlo]

Fabrizio 13 Luglio 2012 0:00

L’analisi fatta dal Prof. Andreoli è interessante e veritiera. A mio avviso fotografa bene la realtà, però non l’affronta, è come se paradossalmente restasse “in superficie”. Non si chiede e non ci chiede perchè si è arrivati a questo punto. Nella mia vita è importante, prima ancora di risolvere un problema, capire perchè si è creato.
Comunque ringrazio Arduino perchè guardare i video della conferenza ha costituito un momento importante di riflessione

AM 13 Luglio 2012 0:00

@Bancona
Andreoli ha certo contribuito a una divulgazione puntuale e utile di un modo di leggere la realtà di certi fenomeni: che apprezzo (mi auguro di non aver dato l’espressione contraria). Non riesco a non osservare che se la bellezza è lo strumento di marketing di massa per lui lo è la è probabile lo sia la sbandierata trascuratezza: trovo questo approccio curioso. Le riflessioni che ho buttato giù sono successive alla presentazione e me ne rammarico: sarebbe stato interessante ascoltare la risposta.

@Fabrizio. Più dei perché, che non sempre sono risolutivi, avrei apprezzato l’indicazione di una direzione. E questa mi è mancata.
Grazie per l’apprezzamento.

A presto leggervi,

Arduino

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