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Il tuo capo pensa o non sa che pesci pigliare?

9 Maggio 2016 | di Arduino Mancini Pregiudizi, Errori cognitivi, Conformismo

pensare agire
Stamattina, arrivando al lavoro, hai dovuto affrontare una situazione critica, quale ad esempio un blocco improvviso del software gestionale (ERP) dedicato alla fatturazione o un calo imprevisto delle vendite.

Hai informato telefonicamente il tuo capo della situazione e dopo circa 30 minuti lo hai raggiunto nel suo ufficio: era intento a guardare il soffitto, come l’uomo nella vignetta.

Dopo averti ascoltato per qualche minuto è tornato ad assumere la posizione iniziale, come se nulla fosse accaduto.

Non prima di aver verificato che sul soffitto non siano miracolosamente apparsi degli affreschi cominci a farti qualche domanda: perché non fa niente? Cosa aspetta, che vada tutto a rotoli?

Come affronteresti in una situazione del genere?

Se pensi che ti sentiresti a disagio nel vedere il tuo capo tanto mollemente immobile, sappi che puoi addossare la responsabilità del tuo stato d’animo all’action bias, il cosiddetto errore da iperattività, un atteggiamento mentale che ci porta ad agire quando potrebbe essere conveniente non fare nulla.

Facciamo un esempio.

Nel 2005 alcuni ricercati israeliani della Ben-Gurion University (Michael Bar-Eli, Ofer H. Azar, Ilana Ritov, Yael Keidar-Levin, Galit Schein) hanno pubblicato uno studio sul comportamento dei portieri di una squadra di calcio nel parare un calcio di rigore.

Analizzando 286 calci di rigore provenienti dai campionati nazionali di calcio di tutto il mondo Bar-Eli e colleghi hanno scoperto che i calciatori indirizzano la palla in misura orientativamente equivalente verso destra, verso sinistra o al centro; i portieri, invece, raramente rimangono fermi al centro e tendono a buttarsi a destra o a sinistra circa nel 50% dei casi.

Perché i portieri non restano qiuasi mai fermi, quando un terzo dei calci di rigore finisce proprio dove si trovano? Probabilmente perché il fatto di buttarsi a destra o a sinistra sembra loro preferibile rispetto al rimanere fermi in quanto da loro la sensazione di agire per evitare il peggio; del resto, riusciresti a immaginare le reazioni di allenatore e compagni verso un portiere che resta fermo al centro della porta ad aspettare una palla che finisce alla sua sinistra?

L’action bias si manifesta spesso in casi di scarsa conoscenza della disciplina interessata.

Ad esempio, nel caso degli investitori in campo mobiliare i trader (gli operatori) tendono ad eccedere nell’acquisto e nella vendita di titoli (trading) specie quando non hanno il polso del mercato; questo comportamento, più comune negli uomini che nelle donne, ha il pregio di rassicurare gli operatori ma danneggia i Clienti, che ben di rado ne beneficiano in termini di rendimento del patrimonio. Come afferma Charlie Munger, braccio destro di Warren Buffett alla Berkshire Hathaway, “ci vuole un bel coraggio a star lì con i soldi in mano senza far niente”.

Ma l’action bias colpisce anche gli esperti.

Se la tua azienda sta affrontando un momento di difficoltà e avete chiamato in soccorso un rinomato consulente, difficilmente questi si asterrà dall’indicare immediatamente soluzioni che, specie in caso di una situazione complessa, potrebbero addirittura recare danno.

A che cosa è dovuto l’errore da iperattività?

Si tratta di un’eredità che ci portiamo dietro dalla preistoria, 2-3 milioni di anni fa, quando reagire immediatamente poteva significare scampare alla morte; la vista di un animale pericoloso o un rumore anomalo durante la notte esigevano la fuga immediata: fermarsi a riflettere non avrebbe avuto alcun senso.

Ecco, noi discendiamo da quelle persone; di fronte a situazioni incerte preferiamo fare qualcosa, non importa se serva o no, purché ci faccia sentire meglio: e se in qualche circostanza agire d’impulso produce buoni risultati spesso il merito è del caso.

Ma ciò che troppo spesso dimentichiamo è che il mondo che affrontiamo ogni giorno è più complesso di quello preistorico: l’azione immediata senza un’analisi adeguata del contesto può portare ad errori anche irreparabili.

Che ci piaccia o no, quando non si sa cosa fare è meglio non agire; e prima di agire sarà bene analizzare il contesto, raccogliere le informazioni necessarie e definire una strategia precisa: che può prevedere anche il non fare nulla.

Lo so, il successo sembra arridere a quanti affrontando e risolvono rapidamente situazioni complicate, e difficilmente raccoglierai medaglie sapendo aspettare, ma posso assicurarti che riflettere prima di agire ti aiuterà nel tempo più di qualunque riconoscimento.

Per concludere, se il tuo capo ha lo sguardo rivolto al cielo non è detto che sia uno sfaccendato o un incapace: potrebbe trattarsi semplicemente di una persona che, prima di fare, pensa.

Non credi?

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